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Dmytro Sidenko: «Grazie alle vostre aziende l’Ucraina sarà più svizzera»

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Dopo il summit dello scorso luglio, Lugano torna a ospitare, domani e venerdì, un evento sulla ricostruzione dell’Ucraina: ne parliamo con il presidente della Ukrainian-Swiss Business Association

© Iryna Rybakova

Dopo il summit dello scorso luglio, Lugano torna a ospitare, domani e venerdì, un evento sulla ricostruzione dell’Ucraina: il Lugano Business Forum, dedicato alle aziende interessate a investire nella rinascita del Paese. Un’opportunità per tutti, ma non mancano gli aspetti critici. Ne parliamo con Dmytro Sidenko, presidente della Ukrainian-Swiss Business Association.

Signor Sidenko, il Forum metterà in contatto aziende, istituzioni e altri enti che potranno giocare un ruolo nella ricostruzione. Dopo l’evento, quali saranno i prossimi passi per le imprese elvetiche interessate a investire?
«L’idea principale è informare le aziende svizzere sulla situazione economica attuale del Paese. In più daremo spazio ad alcuni imprenditori ucraini i cui progetti potrebbero essere concretizzati dopo la guerra, organizzando per loro incontri con potenziali partner elvetici. Metteremo tutti sotto lo stesso tetto. Dopo l’evento, le società svizzere interessate potranno restare in contatto con la nostra associazione, e noi le aiuteremo ad avere successo. Vogliono fare investimenti sicuri ed evitare di essere invischiate in giochi di potere. Per questo, è molto importante capire chi si troveranno di fronte».

Cosa si aspetta lei dal Forum?
«Che si possano organizzare tanti incontri e cominciare ad avviare progetti concreti. Bisogna partire ora. La ricostruzione sarà il più grande business dei prossimi quindici anni e l’interesse, da tutto il mondo, crescerà sempre di più».

Occorre partire con largo anticipo, è innegabile, ma alcuni potrebbero pensare: «La Russia sta ancora bombardando il Paese, e loro parlano di business». Avete considerato questo aspetto?
«Certo, però non parliamo di andare in Ucraina adesso e investire adesso, ma d’iniziare a progettare e a cercare partner. E questo è un processo lungo».

Chi pagherà per la ricostruzione? Alcuni dicono la Russia, attraverso sanzioni e confische, mentre per altri dovrà essere finanziata dai Paesi dell’Unione Europea.
«È un tema fuori dalla mia sfera di competenza. Come associazione di business, di solito evitiamo le discussioni politiche. Il nostro compito è aiutare le aziende».

Perché per l’Ucraina è importante attrarre imprese svizzere, o di altre nazioni, per ricostruire il Paese?
«Vivo in Svizzera da nove anni, e vorrei che l’Ucraina in futuro possa avere lo stesso livello di qualità nei prodotti e nei servizi».

Ci saranno possibilità in tutti i settori. Se dovessi citarne alcuni, direi la sanità, l’edilizia e l’agricoltura

In quali settori ci sarà più bisogno di investimenti?
«Ci saranno possibilità in tutti i settori. Se dovessi citarne alcuni, direi la sanità, l’edilizia e l’agricoltura».

Al Forum sono previste diverse conferenze su temi come le tecnologie della finanza, le criptovalute e la blockchain che, senza nulla togliere al loro potenziale, non sembrano prioritari per la ricostruzione di un Paese materialmente distrutto dalla guerra. Perché li ritenete importanti?
«Il settore finanziario, con tutti i servizi che include, è molto importante per l’economia ‘reale’. Ad esempio: come posso trasferire denaro dalla Svizzera all’Ucraina e viceversa? È una domanda semplice, ma la risposta non è scontata e bisogna conoscerla. Per quanto riguarda le criptovalute, non conosco a fondo questo settore, ma sappiamo che può essere il futuro della finanza. In ogni caso il ventaglio di temi che tratteremo sarà ampio».

Tornando al coinvolgimento delle aziende estere, l’operazione ricorda il detto latino do ut des: l’Europa aiuta l’Ucraina, quindi è giusto che l’Ucraina dia la possibilità alle aziende europee di fare business sul suo territorio. Cosa ne pensa?
«La mia opinione non conta, ma credo sia una cosa giusta: se un Paese dà un contributo importante per un progetto come la ricostruzione, è normale che controlli la sua implementazione e che le sue imprese possano lavorarci».

Cambiamo punto di vista. L’arrivo di aziende estere è più un’opportunità per l’economia ucraina, perché porta nuove idee e conoscenze, oppure un rischio, perché aumenterà la concorrenza per le aziende locali?
«Credo che le imprese svizzere non saranno concorrenti di quelle ucraine. Parliamo di due diversi livelli di know-how e di una differente cultura del business. Penso invece che porteranno valore aggiunto e aiuteranno gli ucraini ad avere servizi e prodotti migliori. Grazie a questi investimenti la popolazione potrà vincere. Tutta la popolazione, non un gruppo ristretto di persone».

Come si può evitare il rischio che alcune aziende arrivino, approfittino dei fondi per la ricostruzione e se ne vadano senza lasciare niente?
«Conosco le imprese svizzere: non hanno questo approccio. Sviluppano i loro progetti perfettamente, portano nuove tecnologie, ragionano a lungo termine. Non pensano di arrivare, prendere e andarsene».

Una grande sfida per l’Ucraina, da tempo, è la lotta alla corruzione, e il progetto di ricostruzione sarà un test importante. Cosa si può fare di più?
«Anche questa è una domanda più politica e non mi sento di dare consigli al Governo. Posso però dire che anche in questo caso attrarre aziende svizzere porterà benefici, perché non accettano questo genere di compromessi. Tutte le imprese elvetiche che conoscono ragionano così. Pagano le tasse e i salari corretti, mai le tangenti. Averle qui ha un impatto sulla nostra società».

Attrarre aziende svizzere porterà benefici, perché non accettano questo genere di compromessi. Tutte le imprese elvetiche che conoscono ragionano così. Pagano le tasse e i salari corretti, mai le tangenti

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